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Nel fondo di tutti questi tentativi che sembrano slegati,
ritrovo lo stesso desiderio: cacciare l‘esistenza fuori di me...
Dietro l’esistente che cade da un presente all’altro, senza passato,
senza avvenire, dietro questi suoni che di giorno in giorno si decompongono,
si squamano e scivolano verso la morte, la melodia resta la stessa.
La Nausea, Jean-Paul Sartre
La nausea
Jean-Paul Sartre, 1938
La nausea come grande ma silenziosa fonte di malessere, una sensazione sorda ma rumorosa. Non è transitoria nè momentanea, punge l'animo ininterrottamente e turba senza sosta.
Tutto è avvolto dalla nausea, tutto diventa la nausea.
Un dubbio che diventa presenza, un oggetto che diventa spazio... E poi il nulla.
Importante il colore rosso. Rossi sono i capelli del protagonista che, come dice lui,
"sono rossi, sono rossi sulla mia testa, un’erba bagnata, un’erba rossa"
È insoddisfatto del suo aspetto, fatta eccezione proprio per i suoi capelli.
"V’è tuttavia una cosa che fa piacere a vedersi, al di sopra delle molli regioni
delle guance, al di sopra della fronte; è questa bella fiamma rossa che indora
il mio cranio, sono i miei capelli. Fa piacere a guardarli.
Perlomeno è un colore deciso: son contento d’esser rosso.
Là, nello specchio, spicca, risplende. Sono ancora fortunato:
se la mia fronte portasse una di quelle capigliature smorte che non arrivano
a decidersi tra il castano e il biondo, il mio volto si perderebbe nel vago,
mi darebbe la vertigine"